La Spagna si smarca dalla NATO

La Spagna si smarca dalla NATO

24 Giugno 2025 0 Di admin

Mentre Sánchez difende la pace, la Giorgia nazionale obbedisce ai falchi di Washington

In un’Europa sempre più prona agli interessi dell’industria bellica e dei suoi sponsor d’oltreoceano, la Spagna di Pedro Sánchez traccia una rotta differente. Una rotta che guarda ai bisogni reali della popolazione e non ai desiderata dei generali della NATO. Giovedì 19 giugno, Madrid ha risposto con un secco “no” alla proposta di portare al 5% del PIL la spesa militare nazionale, respingendo l’ennesima richiesta proveniente dal comando atlantico.


Una scelta di coraggio, soprattutto se confrontata con l’atteggiamento pavido del governo italiano, che negli ultimi anni ha scelto sistematicamente di dire sì. Sì all’aumento della spesa per la difesa. Sì all’invio continuo di armi. Sì all’incondizionato sostegno alla linea muscolare degli Stati Uniti, che continua a trascinare l’Europa verso un confronto permanente con Russia, Cina, Iran, e chiunque non rientri nei ranghi dell’impero.


La rotta di Sánchez: difendere la società, non preparare la guerra

Pedro Sánchez, leader di un governo progressista e socialdemocratico, ha chiarito che la priorità della Spagna resta la coesione sociale, non la competizione bellica. Ha promesso di rispettare il target del 2% del PIL in spesa militare — un obbligo già di per sé discutibile — ma ha rifiutato categoricamente l’ipotesi di salire al 5%, come auspicato da alcuni vertici NATO.
Si tratta di una posizione coerente con il sentimento di gran parte della società civile spagnola, che ha manifestato più volte contro la deriva bellicista dell’Unione Europea. E che trova conferma anche nell’approvazione, da parte del Parlamento spagnolo, della proposta di embargo sulle armi a Israele.


L’Italia: soldatini fedeli nella caserma atlantica

L’Italia, al contrario, ha scelto ancora una volta la via della subordinazione. In nome dell’”atlantismo responsabile”, si è progressivamente smantellato ogni residuo di autonomia strategica, preferendo l’obbedienza cieca agli ordini che arrivano da Washington.
Mentre i salari stagnano, i servizi pubblici vengono tagliati e il dissenso sociale cresce, il nostro Paese continua a destinare miliardi alla Difesa, a comprare armi americane, e a rafforzare le basi NATO sul territorio. L’ipocrisia raggiunge l’apice quando gli stessi politici che tagliano fondi alla scuola e alla sanità si dicono “costretti” a investire nella sicurezza.


Una lezione spagnola all’Europa servile

La Spagna, con il suo rifiuto, mostra che un’altra Europa è possibile. Un’Europa che non si fa dettare l’agenda dai lobbisti del Pentagono. Un’Europa che non crede alla bugia secondo cui più armi significherebbero più sicurezza. Un’Europa che ha ancora il coraggio di difendere la pace come valore, e non come scusa per fare la guerra.
Il gesto di Sánchez — e del Parlamento spagnolo — è un atto politico di grande rilievo. Non solo per la sua portata simbolica, ma anche per il messaggio che lancia a chi, nel continente, si oppone al nuovo militarismo mainstream: resistere è possibile, anche dentro i palazzi del potere.