Monopattini nella palude dei decreti

Monopattini nella palude dei decreti

2 Luglio 2025 0 Di admin

Il governo promette, la Lega e Salvini bloccano, e l’Italia resta ferma

Altro che rivoluzione della mobilità. Quello che doveva essere un tassello fondamentale per regolare finalmente il caos dei monopattini elettrici in Italia è, come sempre, impantanato nella solita palude burocratica creata da chi governa e poi dimentica di governare.

La legge c’è. È la n. 177 del 25 novembre 2024, approvata con il solito tono trionfalistico da Giorgia Meloni e dalla sua maggioranza, pronta a sventolare l’ennesima “vittoria del buonsenso”: obbligo di assicurazione per i monopattini, targa identificativa non rimovibile rilasciata dalla Zecca dello Stato, maggiore sicurezza per utenti e cittadini. Ma, come da copione, siamo a luglio 2025 e i decreti attuativi? Fantasmi.

Decreti fantasmi

Il Ministro dei Trasporti – guarda caso il leader della Lega, sempre prontissimo a mostrarsi inflessibile con i migranti ma stranamente evanescente con le norme che riguardano la sicurezza urbana – non ha ancora firmato nulla. E così, tutto resta sospeso. Le assicurazioni non sono obbligatorie perché manca il decreto. Le targhe non esistono perché manca il decreto. E mentre si aspetta, sulle strade delle nostre città si continua a circolare nell’illegalità diffusa, senza controlli reali, senza responsabilità, senza sicurezza.

Intanto, le norme già in vigore – come l’obbligo del casco per tutti – vengono sistematicamente ignorate. Basta osservare qualsiasi strada di Roma, Milano o Napoli per accorgersene: i monopattini sfrecciano ovunque, spesso contromano, sui marciapiedi, senza casco e senza alcun rispetto per le regole. Le prime multe? Poche, episodiche, simboliche. E, come al solito, si scarica tutto sull’utente finale, che dovrebbe “portarsi il casco da casa” se vuole noleggiare un mezzo in sharing, perché “non c’è lo spazio per tenerlo a bordo”. Una soluzione grottesca e irrealistica che ha il sapore della beffa.

E le aziende?

Le aziende del settore sono allo stremo: chiedono chiarezza, un quadro normativo definitivo, tempi certi. E invece si ritrovano in balìa dei capricci politici di una maggioranza che sa solo annunciare e mai fare. Il settore è in crisi, i licenziamenti iniziano, gli investimenti si fermano. E chi governa? Zitto.

Il problema non è tecnico. È politico. Ed è culturale. È l’ennesimo esempio di un governo che preferisce la propaganda alla progettualità, i proclami alla responsabilità. Giorgia Meloni annuncia, i suoi ministri dormono, e intanto il Paese si arrangia. Ancora una volta.

Indovinate chi ci rimette?

Chi ci rimette? I cittadini onesti, le aziende serie, e la credibilità dello Stato. Ma non aspettatevi scuse o assunzioni di responsabilità: in Italia l’unica cosa che viaggia veloce sono le dirette social e le dichiarazioni roboanti. I decreti, invece, restano al palo. E con loro, anche la sicurezza.