
Una bomba chiamata Stato: 45 anni per dire fascismo
2 Luglio 2025Una verità negata. Per scelta, per paura, per connivenza
Il 2 agosto 1980, la stazione di Bologna diventava teatro dell’orrore: 85 morti, oltre 200 feriti, una città sventrata, un Paese scioccato. Ci sono voluti quarantacinque anni, decenni di bugie, depistaggi, silenzi e complicità istituzionali, per scrivere nero su bianco ciò che le vittime, i familiari e le coscienze libere sapevano da sempre: quella fu una strage fascista. E fu una strage di Stato.
L’ergastolo definitivo a Paolo Bellini, ex Avanguardia Nazionale, è una pietra tombale sulla lunga stagione dei misteri italiani, o meglio, sulla loro impunità. Ma è anche un macigno sulla coscienza di una Repubblica che per anni ha preferito proteggere i carnefici, ostacolare i magistrati onesti, isolare chi cercava la verità.
Bellini, la “primula nera” che giocava su più tavoli – neofascismo, mafia, servizi – era riconoscibile da anni, eppure l’identificazione ufficiale è arrivata solo nel 2019, grazie a un video amatoriale. La verità c’era. Le prove c’erano. Ma mancava il coraggio politico. E questo è il peccato più grave.
La P2 finanziava, i servizi segreti depistavano, i governi tacevano, mentre la destra eversiva colpiva con scientifica determinazione. Altro che schegge impazzite: la strage di Bologna era parte di un disegno eversivo preciso, che si nutriva di connivenze istituzionali e trovava copertura fino ai piani alti della Repubblica.
Oggi, finalmente, la Cassazione rompe il muro dell’omertà, ma la giustizia arriva tardi e incompleta. Perché mentre gli esecutori venivano processati a rate, gli ispiratori morivano in pace, rispettati, mai toccati da un mandato di comparizione. Chi ha armato le mani dei terroristi sedeva in Parlamento, dirigeva giornali, guidava aziende pubbliche.
E allora una domanda è obbligatoria: può una Repubblica dirsi democratica se per sapere la verità deve aspettare mezzo secolo?
Può un governo proclamarsi antifascista se nelle sue file siede chi si emoziona per la X Mas, chi accarezza nostalgie, chi storce la bocca quando si nomina il fascismo?
Ora basta
Basta con la paura di dire le parole giuste. Basta con l’equidistanza tra vittime e carnefici. Basta con la leggenda delle “bombe senza volto”.
Il volto ce l’hanno. Era fascista. Ed era protetto.
Se questa ferita ha una possibilità di guarire, lo farà solo con una piena assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni. Perché finché chi governa avrà paura delle bombe giuste, le bombe sbagliate continueranno a pulsare sotto la pelle della Repubblica.
E a destra, oggi, qualcuno dovrà guardarsi allo specchio.
E magari pronunciare, con voce ferma e senza balbettare, la parola che fa ancora tremare i polsi: fascismo.