L’attentato a Sigfrido Ranucci
17 Ottobre 2025Quando la verità diventa un bersaglio
Un ordigno esplosivo, nella notte, ha distrutto l’auto di Sigfrido Ranucci, giornalista e conduttore di Report, e quella di sua figlia. È accaduto a Campo Ascolano, frazione del comune di Pomezia, alle porte di Roma. Le fiamme hanno completamente avvolto le vetture, danneggiando anche un’abitazione vicina. Solo per puro caso non si contano vittime o feriti.
Sul posto sono intervenuti Carabinieri, Digos, Vigili del Fuoco e la Scientifica. La Procura di Velletri coordina le indagini, mentre il Prefetto è stato immediatamente informato. Secondo le prime ricostruzioni, la potenza dell’ordigno era tale che chiunque fosse passato in quel momento avrebbe potuto perdere la vita.
Ma la domanda – anzi, le domande – restano sospese nell’aria:
Perché? Perché colpire un giornalista? Perché colpire la libertà di chi indaga, di chi non si piega, di chi non accetta il silenzio?
Sigfrido Ranucci non è un nome qualunque. È il volto di Report, la trasmissione d’inchiesta di Rai 3 che, da decenni, rappresenta una delle poche voci libere del giornalismo televisivo italiano. Laureato in Lettere e giornalista dal 1989, Ranucci ha lavorato al TG3 e ha firmato inchieste che hanno scoperchiato scandali su criminalità, politica, corruzione e finanza. Ha raccolto l’eredità di Milena Gabanelli, proseguendo con coraggio il percorso di un giornalismo che ancora osa disturbare il potere.
E allora viene da chiedersi: che cosa deve ancora accadere in questo Paese perché ci si renda conto che la libertà di stampa è sotto attacco?
Prima ti infangano, poi ti lasciano solo, poi ti uccidono — diceva Giovanni Falcone.
Una frase che oggi suona come un sinistro avvertimento per chi continua a credere che il giornalismo sia servizio pubblico, non intrattenimento.
C’è un’Italia che applaude i giornalisti coraggiosi, ma poi li dimentica quando vengono minacciati. C’è un’Italia che si commuove davanti ai memoriali dei cronisti uccisi, ma resta indifferente davanti agli attentati di oggi.
E allora, ancora una volta, dov’è lo Stato quando la verità brucia?
Chi difenderà chi cerca di raccontarla, a costo della propria vita?
Sigfrido Ranucci è vivo, per fortuna. Ma l’attacco che ha subito è un messaggio chiaro: la libertà d’informazione è sotto assedio.
E quando un giornalista deve temere per la vita sua e della sua famiglia, non è solo lui a essere in pericolo: è la democrazia stessa che vacilla.


