Bandiere vietate, sessismo sdoganato

Bandiere vietate, sessismo sdoganato

16 Maggio 2025 0 Di admin

Il Giro d’Italia corre veloce… verso l’ipocrisia di Stato

C’era una volta la libertà di espressione. O meglio: c’è ancora, ma a targhe alterne. E se sventoli una bandiera di pace dal tuo balcone privato, allora improvvisamente diventi un problema da rimuovere. Succede a Putignano (Bari), dove la polizia è salita fino all’abitazione dei genitori di Sofia Mirizzi per chiedere di togliere la bandiera della Palestina esposta in vista del passaggio del Giro d’Italia. Il motivo? La bandiera sarebbe potuta finire in tv. E non sia mai che il messaggio di pace, libertà e resistenza infastidisca la narrazione zuccherosa del grande evento sportivo.

Siamo oltre il grottesco. Siamo dentro a qualcosa di inquietante.

Nel Paese dove si tollera – e si lascia affiggere – una pubblicità sessista con il fondoschiena di una donna trasformato in slogan (“Dietro ogni curva un sogno rosa“, vi dice niente?), si bussa invece alla porta di una famiglia per censurare un gesto di solidarietà e coscienza civile. Questo non è equilibrio. È censura politica travestita da “decoro mediatico”. È l’ennesima conferma che la democrazia, in Italia, vale solo quando non disturba il potere.

Questa è la democrazia a senso unico della signora Meloni

Puoi sessualizzare il corpo femminile per promuovere una corsa ciclistica, ma non puoi esprimere dissenso o solidarietà con un popolo massacrato, perché il tuo balcone finisce in diretta TV.

Ma cosa temono, esattamente? Che qualche italiano, vedendo quella bandiera, si faccia delle domande? Che un momento di sport venga “sporcato” da un richiamo alla realtà, alla guerra, alla sofferenza di milioni di civili?

Forse è proprio questo il punto: la verità disturba, mentre il folklore, lo spettacolo e il marketing anestetizzano le coscienze.

Sofia Mirizzi, che ha coraggiosamente denunciato l’accaduto sui social, ha fatto ciò che dovrebbe fare chiunque: non tacere. Perché la repressione non inizia con i manganelli, ma con la normalizzazione del silenzio. E se oggi tolgono una bandiera, domani potrebbero togliere una voce, un diritto, un’idea.

Siamo con chi resiste, con chi denuncia, con chi non si fa zittire.
Siamo con chi ha il coraggio di sventolare una bandiera che parla di libertà, mentre intorno si finge che tutto sia spettacolo, pedali e sorrisi.

Il Giro d’Italia quest’anno ha perso la dignità molto prima di tagliare il traguardo.
E lo Stato, ancora una volta, ha mostrato da che parte sta: non con la libertà, ma con la propaganda.

Noi non ci stiamo. E continueremo a farlo sapere. A voce alta. A bandiere spiegate.