Dietro ogni curva, la solita vergogna

Dietro ogni curva, la solita vergogna

16 Maggio 2025 0 Di admin

Quando il Giro d’Italia pedala sul corpo delle donne

Siamo nel 2025 e ancora ci tocca commentare oscenità da bar di paese, stampate su carta patinata e appese ai muri come se niente fosse. Succede a Torre Santa Susanna, provincia di Brindisi, dove qualcuno ha pensato bene di “celebrare” il passaggio del Giro d’Italia con un manifesto che è l’ennesimo insulto all’intelligenza, alla dignità e all’autodeterminazione delle donne.

Una ragazza ritratta di spalle, in mini-short rosa e schiena nuda, pedala davanti allo slogan: “Dietro ogni curva un sogno rosa.”

Chiariamoci subito: non c’è niente di onirico nell’ennesima rappresentazione del corpo femminile come strumento di richiamo sessuale. C’è solo squallore, ignoranza e la solita, stanca, narrativa maschilista che non riesce proprio a vedere le donne come soggetti pensanti e liberi, ma solo come oggetti decorativi, da esibire per vendere, intrattenere o attirare qualche occhiata bavosa.

Non è ironico, non è “goliardico”, non è simpatico

È solo sessismo becero, spalmato su una locandina che fa più male di quanto certe teste pensanti riescano a comprendere. Perché ogni volta che una donna viene ridotta a “curva”, “sogno”, “corpo”, ci allontaniamo anni luce da quel rispetto che dovrebbe essere la base di ogni società civile.

L’associazione Emergency ha giustamente chiesto la rimozione immediata di quei manifesti. Anche il collettivo Ipazia, si è unito alla rabbia. Perché sonostufe. Stufe di dover spiegare ancora che il corpo delle donne non è un palcoscenico per la fantasia maschile. Stufe di dover chiedere rispetto come se fosse un favore e non un diritto.

Chi ha autorizzato questa campagna? Chi l’ha pensata? Chi l’ha stampata? Chi ha fatto finta di non vedere? Ci interessa nominarli. Perché è ora di smontare pezzo per pezzo questo teatrino machista, in cui le donne fanno da tappezzeria e gli uomini da registi.

Non è solo una questione di pubblicità sessista. È l’ennesimo tassello di una cultura che normalizza la disparità, la mercificazione, la violenza simbolica.

Il ciclismo è uno sport straordinario, anche e soprattutto quando è femminile. Le donne corrono, pedalano, vincono, cadono, si rialzano. Le donne non sono sogni rosa dietro le curve. Sono forza, resistenza, determinazione. E pretendono rispetto.

Togliete quei manifesti. Ma soprattutto, toglietevi di torno voi che li difendete.