Questo era: un flash mob ProPace
16 Settembre 2025Senza insulti e senza provocazioni
Domenica scorsa a Magenta, la cooperativa Rinascita ha promosso un’iniziativa davvero speciale: un flash mob intitolato “Basta guerre”, a cui hanno aderito liberi cittadini, famiglie, il Partito Democratico e AVS di Magenta, tutti uniti da un obiettivo chiaro: dire basta guerre.
L’evento è stato ordinato, rispettoso e profondamente simbolico. Cittadini di ogni età hanno portato strumenti e oggetti per fare rumore, nel tentativo di rompere il silenzio su tragedie come quella che sta vivendo il popolo palestinese. Nel corso del flash mob si sono alzati cori e richieste per una Palestina libera, ma senza insulti a Israele, senza provocazioni verso il governo di destra guidato da Meloni e senza invettive verso Stati Uniti o altri attori internazionali.
Chi sperava in contestazioni contro il raduno dei Bersaglieri, in città nello stesso momento, o verso la seconda carica dello Stato, è rimasto deluso.
Perché questo flash mob non era contro qualcuno o qualcosa: era ProPace, ProPalestina, ProDirittiViolati, e nient’altro.
Era proprio necessario ?
Nei giorni successivi, una certa stampa online ha tentato in tutti i modi di forzare la narrazione, provando a mettere in contrapposizione la manifestazione pro Palestina con la celebrazione dei bersaglieri.
Un’operazione evidente: creare barriere, dividere il campo tra “buoni” e “cattivi”, etichettando come provocazione ciò che era invece un semplice gesto di pace e di solidarietà.
L’intento era chiaro: raccogliere qualche click in più sul proprio sito o sui profili social alimentando tensioni. Non a caso, sulla pagina Facebook di questo foglio informativo sono comparsi commenti oltraggiosi e provocatori come “Perché non mandano i soldi alle persone in guerra”, “Parassiti”, o ancora “25 persone, togli i bambini costretti dai genitori erano meno di 20 con tanto di faccine da pagliaccio”. C’è stato persino chi ha liquidato la manifestazione scrivendo: “Gino Paoli aveva previsto tutto: Eravamo quattro amici al bar! Almeno si sono contati e spero abbiano presto coscienza che di andare a picchiar coperchi col fischietto e bandiera della pace non frega a nessuno perché è inutile e fastidioso per il prossimo”.
In un contesto dove non manca certo la durezza e l’animosità, sia nei toni che nei confronti, sarebbe stato il caso di mantenere un profilo più professionale, meno irrisorio e irrispettoso verso chi, domenica 14, ha voluto dare un segnale positivo.
Un ritrovato impegno civile
Infatti, in un tempo in cui troppi rifuggono dal metterci la faccia, evitano di impegnarsi in prima persona o disertano persino le urne, molte persone hanno deciso di esserci davvero, portando con sé i propri figli (non per far numero!) ma per insegnare loro valori concreti di partecipazione positiva.
Con fischietti, bandiere e cori, strumenti semplici, ma non banali, hanno dimostrato che fare qualcosa di autentico, può avere una forza che nessuna polemica online potrà mai eguagliare. Domenica hanno ricordato a tutti che partecipare, con rispetto, responsabilità e cuore, è un gesto di coraggio e di comunità; un gesto che parla più forte di ogni parola di odio e che resta, indelebile, come esempio di civismo e speranza per chi verrà dopo.
Strane coincidenze
E a proposito di coincidenze… era proprio necessario far combaciare il raduno dei Bersaglieri con la festa patronale di Pontevecchio? Questo sì che ha dato fastidio a molti abitanti del “principato”, che hanno commentato saggiamente: “O a fan nient o a fan trop”. Ma di queste lamentele è meglio non darne menzione, l’importante, per taluni, è non disturbare mai il manovratore.


